Il primo tatuaggio non si scorda mai…
Devo essere sincero ho sentito la necessità di scrivere un articolo su questo argomento come ricerca personale. Ero in studio con mio papà e mi è capitato di assistere e di tatuare: “Primi tatuaggi”. Osservandoli vedevo un mix di emozioni: passando dalla paura alla felicità adrenalinica, alla soddisfazione e infine alla serenità. Tutte emozioni che per quanto mi sforzi non ricordo, anzi non le ho proprio provate. Forse perché per me era la cosa più normale del mondo, forse perché ancora prima di tatuarmi mi sono trovato dalla parte del tatuatore, insomma la procedura la conoscevo dall’inizio alla fine e forse anche perché ho seguito con mio papà la fase di progettazione del disegno. Sinceramente ogni tatuaggio per me è come se facesse parte di un mio “percorso formativo” al fine di dissipare dubbi sulla tecnica e per poter esprimere il mio parere con clienti, amici e colleghi. L’unica idea che mi sono fatto a riguardo è che chi decide di tatuarsi ad un certo punto è come se superasse la paura del “per sempre”. Probabilmente anche nella società moderna del tatuaggio come brand di massa l’atto di tatuarsi ha mantenuto una sorta di significato tribale di personale iniziazione a qualcosa. Per questo motivo ho deciso di raccontare la storia di altre persone su questo argomento.
Raoul Paietta
Cos’è stato per te il primo Tatuaggio?
Quando ero in piena fase adolescenziale maturai una definizione abbastanza corretta di originalità. “Una persona originale esula dal pensiero di massa”. Corretta, come ho detto, ma incompleta. Crescendo mi accorsi che disdegnando con pregiudizio ciò che piaceva ai più non facevo altro che pormi dei limiti e rientrare in un altro pensiero comune, quello dell’anti-massa a tutti i costi. Entrambi i due mondi benché opposti si preoccupano di rientrare in un pensiero comunitario vastissimo e ogni singolo individuo vive con lo scopo di essere definito dagli altri correttamente. Maturai, quindi, e iniziai a godere di ciò che mi piaceva senza preoccuparmi. Il mio primo tatuaggio è figlio di questa evoluzione personale. Credevo erroneamente che il mio essere originale fosse dettato dal non avere tatuaggi sul corpo. Ormai avevo introiettato talmente tanto questo pensiero da pormi il limite di non farmene, nonostante mi piacessero molto. Un giorno mi svegliai e mi accorsi di quanto fossi stupida, all’improvviso. Scelsi un soggetto, non perfetto, non significativo, semplicemente bello per me e andai dal mio tatuatore senza pensarci troppo. Se avessi raccontato solo la storia di come scelsi di farmi tatuare, quindi, sarebbe risultata poco romantica, a tratti superficiale. La verità è che quel momento segnò un traguardo della mia personalità, la decisione di smettere di preoccuparmi e quel pesciolino rosso sul braccio apparentemente scelto a caso è il simbolo della mia nuova maturità.
Federica Cosma
Cos’è stato per te il primo Tatuaggio?
Il primo tatuaggio è un po’ come “il primo” di un qualcosa che era ignoto fino a quel giorno. L’atmosfera è strana, le sensazioni e il tempo come coperti e offuscati da qualcosa di cui neanche tu sai dare una precisa forma. Sei deciso, ma rimani indeciso praticamente fino all’ultimo, finché non si incomincia, via! Le successive ore sono un rilascio ascendente di adrenalina e di tutto ciò che ti portavi dentro da tempo… tutto ciò che è cresciuto a partire dal primo momento nel quale ti venne l’idea di “farlo per davvero”. Per questo paragonerei il mio primo tatuaggio ad aver fatto una sorta di giro sulle “montagne russe” e nel complesso è stata una bellissima esperienza, accompagnata da altrettanto belle persone; di questa esperienza vado fiero ed è stata atto, seppur piccolo, di forza e scoperta di un mondo nuovo e segnante.
Federico Nigro